Forse non essenzialmente io, ma io

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Bologna (itinerante), Bo, Italy
Nato a Taranto il 6 maggio nel segno del Toro. Il Giallo del collettivo Shingo Tamai, cialtrone poliedrico, dilettante eclettico, onnivoro relazionale, sempre in cerca di piaceri, di vezzi, di spunti e di guerre perse in partenza. L'idea di comparire in questi termini sulla rete è nata da un brainstorming con un amico, Leonardo Chiantini, qualunque fortuna possa avere il suo primo "quaderno di appunti" virtuale, è a lui che vanno i suoi ringraziamenti.
Benvenuti e buona lettura.
Ps. Aggiungetemi su Facebook e, con lo pseudonimo andrelebrogge, su Twitter

martedì 13 settembre 2016

Cul in aria #10. Ovvero: scintille di scrittura creativa in cucina

Waiting for Ebollizione dell'acqua

Spiarti è un mio piacere, come spogliarti il tuo. E i miei occhi sono voraci sulla tua carne, sull’increspature, sulle forme. Nell’eccitazione non esiste che perfezione ed è per questo che ti cerco i nei, per trovare nel caos in cui vivo il tuo essere vera che altrimenti sarei incapace di percepire. La nudità è un accogliente lembo di vestaglia che non copre nulla né nasconde, ma anzi afferma, sottolinea, non scivola, per ora, si mantiene mentre con una mano mitighi il caldo e il freddo dell’acqua, mentre soppesi il momento in cui l’esile caviglia distenderà in un istante il piede prima di posarlo nuovamente al suolo. Non sei immobile, ma ai miei occhi sei lenta o forse è il sangue nelle vene che mi rende veloce e ti scorgo espressioni che se non osservassi cautamente non potrei mai notare e invece voglio vedere ogni cosa, voglio saperti solo di occhi, di essenza, di suoni, senza tattilità, senza sapori, goloso e appagato dal tuo solo miraggio

Diventi pelle e come pioggia l’acqua si fa goccia, rivolo, poi scroscio, ti investe bagnando i capelli segue il tuo disegno, moltiplica le tue immagini e la doccia diventa come un cosmo in cui puoi esistere senza riverbero esterno, perché tutto è riverbero e il tuo respirare e il pianto artificiale che precipita sul volto, sono la sola cosa in cui sei immersa.
Senza vociare puoi sentirti come vuoi e puoi sentirti accarezzare e puoi accarezzarti, senza un’estranea presenza il pensiero è così liberato da stanchezza e polvere da poter socchiuder gli occhi, abbandonata al tepore. L’acqua è l’asta di un tamburo, percuote sicura per produrre la musica e tu da maestra l’accordi, la suoni, l’interpreti, in una luce che si opacizza mentre irradia, mentre il vapore riempie i vuoti, ombreggia i muri. 
L’immobilità è la mia febbre, che solo lo sguardo tradisce e quando la tua mano asciuga le lacrime che piovevano fino a poco prima su di te e riapri gli occhi, ritorno al tuo respiro, il mio ritmo.
Ed è il sapere tutto questo a rendere spiarti il mio piacere, come spogliarti il tuo.


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