La bellezza dei neologismi è insita nel loro creare istantaneamente descrizioni, piccole
fotografie mentali non necessariamente univoche o uguali per tutti, ma
caratterizzate tutte da questo esercizio teso a richiamare qualcosa, a
riportare ad altro, guadagnandoci in forza espressiva.
Protestantesima è una di queste parole, un femminile
inesistente che esplode sia per rimando al significato storico, quello al
maschile, sia per il significante, che sembra gridare orgogliosamente il suo essere
contro.
Così si presenta il terzo
lavoro, - dopo La dieta dell’Imperatrice e Ognuno di noi è un po’ Anticristo -
di Umberto Maria Giardini, con un titolo impetuoso e un’altrettanto surrealmente
onirica copertina.
Ed è l’ingresso a un disco
che, aprendosi proprio con il singolo che dà il titolo all’album, caratterizzato
da un’orchestrazione che nel descrivere con l’aggettivo magnifica, ho paura
quasi di sminuire tanto è potente e trascinante insieme, da un lato è
esplosione – Il vaso di Pandora; Urania - per contrarsi improvvisamente
in meravigliosi intimismi – Seconda madre;
C’è chi ottiene e chi pretende - come a risucchiare in un buco nero l’emotività
di chi ascolta dopo averla fatta sussultare. Armonicamente e ritmicamente è
eccelso, mescolando un post rock di fortissima intensità a lunghi assoli
strumentali dalle linee elettriche quasi psichedeliche, che seguono e innalzano
le liriche dei testi nel loro raccontare da un lato visioni del mondo
contemporaneo o dell’attuale scena musicale indipendente e dall’altro relazioni
tra esseri umani, muovendosi magistralmente e mescolando immagini sognanti a immagini
estremamente fisiche. Caratteristiche, queste, che lasciano in costante stato
di stupore per la proprietà con cui arrivano dritte al bersaglio, cogliendo ed
esprimendo i sentimenti, anche quelli di disgusto, con una maturità estetica di
fattura notevolissima.
La cosa che mi stupisce
sempre di Giardini è la sua eleganza, che anche quando diventa un tutt’uno negli
abbassamenti di linguaggio, pure presenti nella sua poetica, non mi spinge a
parlare di svilimento, ma anzi ne aumentano la mia ammirazione verso un suo uso
così sapiente.
Protestantesima è uno dei
più bei dischi italiani del 2015, “ma come”, direte voi, “siamo solo a Febbraio!”,
ecco, immaginate allora da soli quanto io l’abbia trovato perfetto.
Buon ascolto.
Ps. Ringrazio Valentina e Soundmagazine per l'opportunità!
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