Forse non essenzialmente io, ma io

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Bologna (itinerante), Bo, Italy
Nato a Taranto il 6 maggio nel segno del Toro. Il Giallo del collettivo Shingo Tamai, cialtrone poliedrico, dilettante eclettico, onnivoro relazionale, sempre in cerca di piaceri, di vezzi, di spunti e di guerre perse in partenza. L'idea di comparire in questi termini sulla rete è nata da un brainstorming con un amico, Leonardo Chiantini, qualunque fortuna possa avere il suo primo "quaderno di appunti" virtuale, è a lui che vanno i suoi ringraziamenti.
Benvenuti e buona lettura.
Ps. Aggiungetemi su Facebook e, con lo pseudonimo andrelebrogge, su Twitter

martedì 5 febbraio 2013

Soundmagazine.it - Tre Allegri Ragazzi Morti - Nel giardino dei fantasmi

Guardatela bene questa illustrazione che fa da apertura al disco Nel giardino dei fantasmi dei Tre Allegri Ragazzi Morti, perché oltre alle mani di Toffolo è intrisa dell’odore del premio di miglior copertina, vinto pochi giorni fa all’ottava edizione del MArteAwards, premio italiano dell’arte nuova.
Quando l’ho saputo tra i premiati, ho pensato: “com’è possibile che questo album uscito in questo inizio 2013 abbia già vinto un premio come miglior qualcosa?” e naturalmente il merito era della mia distrazione che mi aveva fatto credere che fosse uscito a gennaio, quando invece era uscito a dicembre.

A parte questo genere di confessioni, che forse un redattore non dovrebbe fare nemmeno sotto tortura, come sempre un loro disco è un’esperienza.
Ricordo che un’amica blogger disse, parlando di Toffolo, “che aveva scelto di diventare il cantore dell’adolescenza e portava questa sua attitudine in qualunque cosa facesse”, ecco, penso che questa affermazione sia la più perfetta in assoluto per descrivere, in generale, il lavoro fatto in ben sette album dai TARM e che si evince senza alcuna interruzione concettuale in quest’ultimo. La loro poesia è quella dei parolieri intelligenti della generazione degli adolescenti, di chi ha mantenuto una forte sensibilità adolescenziale e delle adolescenti - future donne - incluse, ma, perché c’è sempre un ma, non ha niente di strettamente nuovo, né nei testi, né nel ritmo, né nelle armonie, che ricalcano, pur con qualche variazione sul tema data da aggiunte strumentali per loro atipiche, le sonorità del gruppo: con i loro giri rocksteady e cantautorali folk - che ti entrano in testa costringendoti a fischiettarli o a mugolarli ad libitum -  facilmente riscontrabili anche in altri precedenti album e le influenze dub del loro precedente Primitivi dal futuro.
Questo non intende affatto che l’album non abbia nulla di originale o di bello, sicuramente almeno un paio di tracce finiranno nella mia raccolta musicale “riserva” e la farina della band di Pordenone è assolutamente, indiscutibilmente, originale, ma questo disco non aggiunge nulla, né toglie nulla, a quanto già finora prodotto.

La raccolta di fiabe o di brevi spennellate di figure umane dei giorni nostri, conservata e raccontata in questo Nel giardino dei fantasmi, oscilla tra testi ripetitivi o ossessivi – Come mi guardi tu; La mia vita senza te - e ricerca di una poetica delicata, ben delineata o commovente – I cacciatori; Bugiardo; Di che cosa parla veramente una canzone - ma in questo loro son sempre stati bravi, questo c’è sempre stato.
Buon ascolto.


Ps. Ringrazio Valentina e Soundmagazine per l'opportunità.

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