Forse non essenzialmente io, ma io

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Bologna (itinerante), Bo, Italy
Nato a Taranto il 6 maggio nel segno del Toro. Il Giallo del collettivo Shingo Tamai, cialtrone poliedrico, dilettante eclettico, onnivoro relazionale, sempre in cerca di piaceri, di vezzi, di spunti e di guerre perse in partenza. L'idea di comparire in questi termini sulla rete è nata da un brainstorming con un amico, Leonardo Chiantini, qualunque fortuna possa avere il suo primo "quaderno di appunti" virtuale, è a lui che vanno i suoi ringraziamenti.
Benvenuti e buona lettura.
Ps. Aggiungetemi su Facebook e, con lo pseudonimo andrelebrogge, su Twitter

mercoledì 14 novembre 2012

Nichilismo del giorno. Inconclusioni.

Io non capisco perché chiamate violenza un pugno in faccia e non invece la riduzione dei diritti sociali, civili, umani, financo compiuta da uno Stato.
Io la miopia del pugno in faccia non la capirò mai.
Tra l'altro stando ben a guardare il pugno in faccia, lo puoi evitare, prevenire, parare, la fame per costrizione la puoi solo subire, come l'impoverimento, culturale ed economico, come il peso di uno Stato sulla quotidianità dell'individuo.
E questa è fame, oggi è manifestata con insulsa rabbia giovanile, forse, ma è fame, è fame di futuro e degli anni passati che non tornano per chi studente non lo è più.
Noi per poter dire cose non-violente dovremmo esserci lì, in mezzo ai fumogeni, in mezzo alle strade che pullulano di teste di cazzo, ma anche di qualcuno, forse i più, che davvero ci stanno scommettendo le palle su quello che stanno facendo. Noi dovremmo esserci nelle strade pigiati mentre a sbarrarci il passo c'è un manipolo di dieci, venti, trenta uomini che ci intimano di non passare, loro trenta a duemila di noi. Noi dovremmo esserci a subire le cariche da tirannosauri di uomini di STATO completamente ricoperti di cuoio e plexiglass e istruzione alla violenza.
Noi dovremmo esserci.
Invece no, non solo non ci sono e non ci siete, ma voi dite pure non violenza mentre pensate a scaldarvi il culo.
Q
uesto non significa che tutto debba risolversi con la violenza, ma la violenza, come la parola trova il suo uso dove ne abbisogna di più, e se di fronte al dialogo, al vero dialogo quello fatto a due o più voci, non si ha bisogno di null'altro che dell'intelligenza, della conoscenza e del rispetto, di fronte alla prepotenza non si potrà far altro che rispondere con l'unica moneta in grado di fronteggiarla. E se questo è torto, la nostra società non ci ha cresciuto cittadini, ma servi e lo ha fatto talmente bene da sentirsi solo nel giusto ad esserlo.
Buona lettura, informatevi.
 

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