Forse non essenzialmente io, ma io

La mia foto
Bologna (itinerante), Bo, Italy
Nato a Taranto il 6 maggio nel segno del Toro. Il Giallo del collettivo Shingo Tamai, cialtrone poliedrico, dilettante eclettico, onnivoro relazionale, sempre in cerca di piaceri, di vezzi, di spunti e di guerre perse in partenza. L'idea di comparire in questi termini sulla rete è nata da un brainstorming con un amico, Leonardo Chiantini, qualunque fortuna possa avere il suo primo "quaderno di appunti" virtuale, è a lui che vanno i suoi ringraziamenti.
Benvenuti e buona lettura.
Ps. Aggiungetemi su Facebook e, con lo pseudonimo andrelebrogge, su Twitter

giovedì 29 settembre 2011

Dal Cern al Gransasso, l'intervista di un successo d'Italica speme

In agio all'eminenza del genio della nostra Italica intellighentia, vogliamo riportare la determinazione delle parole del nostro Ministro della Pubblica Istruzione Maria Stella Gelmini, tratte da un comunicato datato Roma, 23 settembre 2011:


Ed è da questo plauso, sentito dal più profondo del cuore, che ringraziamo Il Dottor G.G. (che ha richiesto l'anonimato proprio per rispettare il successo di un laborioso progetto collettivo), benemerito ricercatore italiano al CERN di Ginevra e tra i firmatari del progetto del tunnel per la facilitazione della Circolazione dei neutrini tra il CERN e i laboratorii del Gran Sasso, per essere su queste pagine e aver accettato di rispondere alle nostre curiosità.

Benvenuto su Lettere e Giorni Professore e grazie sinceramente per la sua disponibilità, ci racconti com'è nata questa idea magnifica.  
- Innanzitutto grazie a voi per il cortese invito! 
Come sempre la genesi di questi ambiziosi progetti non è opera di una sola mente, né avviene in poco tempo. Era già evidente dagli anni 80 che, per ottenere risultati mai raggiunti prima nella fisica dei neutrini, fosse necessario regolarne e migliorarne la circolazione tra i laboratori del CERN e del Gran Sasso. Come si può intuire erano vari i punti problematici della circolazione in superficie, due fra tutti: le dogane svizzera e francese, le autostrade italiane spesso affollate e di certo non ben attrezzate per supportare la circolazione di miliardi di neutrini al secondo (emblematico era il costante rallentamento dei neutrini nei pressi di Casalecchio, nonché le interminabili file estive nei pressi di Rimini). Fu proprio in queste condizioni che molti fisici incominciarono a pensare ad una possibile soluzione del problema. All'inizio l'idea del tunnel nonostante si presentasse come la più efficace, non fu accollata con favore viste le grandi difficoltà tecniche associate. Ben presto però le divergenze e le diffidenze, anche alla luce delle riuscite esperienze europee dei grandi tunnel, dal Monte Bianco al San Gottardo, furono superate, e un rinnovato entusiasmo si diffuse nella comunità scientifica. Ci volle lo sforzo di quasi 200 tra fisici ed ingegneri, ben 5 anni di progettazione e quasi 20 di costruzione, ma alla fine eccoci qua.

Quali sono state le difficoltà intervenute?
- Le difficoltà incontrate sono state tantissime: scavare un tunnel di quelle dimensioni (750 Km) perfettamente dritto, sviluppare sistemi di drenaggio dell'acqua proveniente dalla superficie, prevedere uscite di sicurezza utilizzabili da particelle che viaggiano a velocità paragonabili a quelle della luce, sono state cose che in più di un'occasione hanno dato enormi grattacapi ai nostri ingegneri e che hanno richiesto soluzioni innovative e creative. Ma il problema che ha veramente rischiato di far saltare il progetto è stato più che altro politico: superato il problema della dogana francese grazie alle nuove regole della comunità europea, rimaneva quello della dogana svizzera. Infatti equiparare i neutrini a merci avrebbe portato alla necessità di prevedere la presenza di un ufficio di controllo doganale svizzero nel tunnel che, oltre ad essere estremamente difficile da costruire per garantire condizioni di lavoro accettabili e sicure per i doganieri, avrebbe causato notevoli rallentamenti alla circolazione dei neutrini, riducendo notevolmente i vantaggi del progetto. Per questo fu intrapresa e vinta una battaglia politica per far rientrare i neutrini negli accordi di Schengen e garantirne la libera circolazione. Per questo tutta la comunità scientifica deve ringraziare i Ministeri francesi ed italiani degli Esteri e della Ricerca nelle persone dei rispettivi ministri, che hanno sempre appoggiato e creduto nel progetto. 


Se mi posso permettere, il successo in questo caso è senza dubbio dovuto al vostro rispetto per le persone più esposte ai vostri lavori e cioè gli abitanti di quei luoghi attraversati da quest'opera di immense proporzioni. Come avete fatto ad ottenerne la benevolenza senza riscuotere l'attenzione e quindi i riflettori dell'opinione pubblica o dell'informazione, restando nell'anonimato fino al completamento dei lavori?
- Come avrà notato tra le difficoltà appena elencate non facevo riferimento ad eventuali problemi con le popolazioni dei luoghi attraversati dal tunnel. Dopo l'approvazione del progetto fu convocato un grande incontro tra una delegazione degli scienziati del CERN e dei Laboratori del Gran Sasso, i rappresentanti di tutti i Ministeri coinvolti nel progetto e i rappresentanti, istituzionali e non, di tutte le realtà locali. Dopo qualche perplessità e paura iniziali, il progetto fu accolto benevolmente anche perché fu chiaro da subito il basso impatto di un tunnel costruito a decine di metri sotto il livello del terreno. Sorrido ancora se ci ripenso, ma un contributo determinante nell'accettazione del progetto fu dovuto a quel sano antagonismo e campanilismo presente tra le popolazioni europee: i francesi non volevano essere meno degli svizzeri, gli italiani meno dei francesi, i lombardi meno degli emiliani ecc… Così appena fu convinta una parte dei rappresentanti delle comunità locali, una specie di effetto domino rese tutto più semplice. 

Sono sicuro che questo che lei dice possa davvero incuriosire i nostri lettori, ma con questa separazione epocale non ritenete di poter affermare, con le dovute precauzioni del caso s'intende, che oramai non solo gli eventuali lavori di una Salerno-Reggio Calabria, ma persino quelli di un Ponte sullo Stretto possano considerarsi non più in fase embrionale? 
- Questa è una domanda naturale che molti italiani si saranno posti. Tengo però a precisare che nonostante l'imponenza e l'innovazione di questo nuovo tunnel perfettamente dritto che collega due laboratori lontani ben 750 Km l'uno dall'altro, attraversando zone geograficamente e morfologicamente molto diverse tra loro, è comunque un progetto relativamente piccolo e sicuramente meno impegnativo rispetto a quello di un'autostrada di circa 400 Km, che dispiegandosi su un territorio dal pianeggiante al montano attraversa ben tre diverse regioni italiane: i soldi ed il tempo speso non fanno che confermare questa semplice considerazione. Un discorso a parte andrebbe fatto per il Ponte sullo Stretto, ma non voglio sbilanciarmi non essendo un esperto del settore.

Come cambierà quindi il nostro mondo dopo questa vostra opera?
- La risposta a questa domanda non è facile, sicuramente nel campo della fisica permetterà studi sui neutrini impensabili fino ad oggi. Ma non dobbiamo limitarci a questo, il tunnel potrebbe essere utilizzato per lo studio e lo sviluppo di esperimenti nei più disparati campi scientifici, dalla geologia alla speleologia, dalla biologia alla medicina. Senza parlare poi di eventuali perfezionamenti e utilizzi su grande scala delle tecnologie sviluppate per la costruzione del tunnel, che potrebbe presto portare a radicali cambiamenti nei modi di pensare, gestire ed organizzare grossi centri abitati. Immaginate ad esempio fognature che scorrono a decine di metri sotto le città. Addio odori sgradevoli! Oppure alcuni di questi tunnel potrebbero essere usati per raggiungere falde acquifere o sorgenti sotterranee e dare il via a tutta una nuova branca del turismo. Perché precluderci delle possibilità, è nella natura umana pensare in grande e che cosa è il Tunnel se non questo, un grande pensiero che si è trasformato in realtà grazie all'impegno e al lavoro di tanti esseri umani.

Ha ragione dottore, è proprio vero, la ringraziamo per questa esauriente intervista. 
Con questo, cari lettori di Lettere e Giorni, attraverso le parole del professor G. istantanee italiche della nostra vorace capacità e del nostro estro laborioso, vi lasciamo con i vostri pensieri a considerare l'obiettivo raggiunto e quel comunicato, così incoraggiante del nostro brillante Ministro Gelmini, come a una pietra miliare su cui poggiare la speme futura.
A presto e buona lettura!

martedì 27 settembre 2011

Frivolezza del giorno - Fanfullata di Costantino


"Esistono due tipi di cazzi: i cazzi miei e quelli di quegli altri; che in un certo senso sono potenzialmente anche miei"
Ilona "Cicciolina" Staller 
- politica e attrice

domenica 25 settembre 2011

Selacapo.net - Dottò c'ho famiglia


Lo so che avreste voluto leggere qualcosa sui REM, ma non mi va di parlare di loro e non perché non lo meritino, intendiamoci, ma alla fine va bene anche così, anzi saper comprendere quando appendere i microfoni al chiodo è un segno di grande intelligenza (c’era scritto anche su Focus scienze della settimana scorsa) ed io non posso far altro che approvare la loro scelta. Eccellenti fino all’ultimo.
 
Ma non temete che qualcosa si trova sempre. Infatti, mentre in Italia ci consegnavano tra le mani la “bellissima” legge Levi, che regola quanti cm le major editoriali possono decidere di far risalire lungo il retto dei lettori la loro contabilità, l’Europa sfornava la genialata del secolo: la legge 50+20, che poi fa settanta (anni), ancora 20 e si ritornava nella posizione consona del contribuente, la pecorina, che tanto piace sempre a tutti. Peccato, si è persa un’occasione!
... continua qui 
Buona lettura!

venerdì 23 settembre 2011

Secondo anno

A. Bernardinello - Scary
"Tanti auguri a me 
tanti auguri a me 
tanti auguri LettereeGiorni
Tanti auguri a me!"
Canto propiziatorio

Quando oggi mi ha telefonato mia madre dicendomi "Lo sai che devi fare gli auguri a me e a papà, anzi papà dice che devi fargli le condoglianze", in famiglia gli uomini sono tutti dei brillanti umoristi, capire che stava parlandomi del loro anniversario di matrimonio è stato facile (tra l'altro bel figlio degenere che sono a dimenticare questa data), al che mi è venuto in mente questo quaderno bislacco e le ho aggiunto dopo gli auguri: "Ma sai che anche Lettere e Giorni fa gli anni oggi?" Ecco, visto il suo silenzio successivo non credo che la cosa sia arrivata alla stessa maniera in cui l'avevo pensata, comunque vabbè non importa, credo si siano ormai abituati al mio fluire dei pensieri dal cervello alla bocca. 
Come immagino che in tutto questo tempo anche voi assidui Lettereegiornini e Letteregiornine miei vi siate abituati, per cui colgo l'occasione per ringraziarvi tutti, dai Facebookiani agli Stumbliani, dai Googliani + ai Twitterani e dai passaparolai ai cercatori occasionali, perché queste pagine virtuali che fino a settembre scorso contavano meno di 300 visitatori al mese adesso vengono visitate da un numero quattro, cinque volte superiore costantemente in crescita. E i grazie non sono mai abbastanza.
 
Auguri a Lettere e Giorni nato sotto il segno della Bilancia con l'ascendente in Sagittario e se siete degli astrologi questo è il momento dei vaticinii!
Per tutti gli altri a presto e Buona lettura!

mercoledì 21 settembre 2011

Frivolezza del giorno - in ort. Ovvero: Estemporanea tragicomica d'incapacità statale

Con presenza very import
dalle reti della cort,
si parlava del trasport,
manco fosse import-export,
e del problema assai contort
tra isolani e stranieri insort.

"State tranquilli, io vi esort,
tutti noi staremo accort
e per ripagar del tort
qui faremo, in gran comfort,
campi da golf e un aeroport,
su scrivete nel report
che lo Stato vi support!"

Solo una scritta a tinte fort
ora campeggia sopra al port:
"Questo un tempo era un resort,
ora Lampedusa è mort.

lunedì 19 settembre 2011

Daniel Pennac - Come un romanzo

Titolo originale: Comme un roman
Autore: Daniel Pennac
Anno 2000
Edizione: I Classici Universale Economica Feltrinelli
Pagine: 139
"Sono libri, - disse lui,
- leggici dentro fin che puoi.
Sarai sempre un tapino 
se non leggi nei libri"
Cesare Pavese
Leggere, leggere, leggere!
In questi giorni una delle webzine italiane che leggo con più frequenza (Finzioni) ha addirittura postato un librettino ganzissimo, Il Libretto Rosa di Finzioni, che potete/dovreste scaricare qui e che non Dovete affatto perdere; del resto la lettura è un piacere tra  i più accrescitivi che si possano immaginare e il piacere è solo il primo passo verso i nuovi mondi nascosti tra le pagine di ogni costola cartacea (via, quasi tutte le costole cartacee, a dir la verità...).

Ma prima di oggi c'è sempre un passato. 
In questo caso il tassello è occupato da "Come un romanzo" di Daniel Pennac, in cui non solo viene raccontato il piacere offerto libro con quella leggerezza, ironia e quel tocco di sagacia che sempre caratterizza l'autore francese, ma viene anche scritto a monito per i posteri un decalogo sopraffino dei diritti del lettore:
1) Il diritto di non leggere
2) Il diritto di saltare le pagine
3) Il diritto di non finire il libro
4) Il diritto di rileggere
5) Il diritto di leggere qualsiasi cosa
6) Il diritto al Bovarismo
7) Il diritto di leggere ovunque
8) Il diritto di spizzicare
9) Il diritto di leggere ad alta voce
10) Il diritto di tacere

E' sempre complesso poter dire, dico con assoluta certezza, quanto un libro ci cambi, ci segni, ci apra davvero porte su dimensioni che non ci appartengono; nondimeno che questo accada (come si potrebbe auspicare) o no, c'è senza dubbio del vero quando si paragonano i libri a dei piccoli viaggi o a maestri, pur nella loro grandezza oltremodo variabile.
Non sempre si ha la fortuna di trovare dei venerabili maestri di carne, ma di carta, a ben cercare, sì.
Sempre.
Questo libro lo è in tutta la sua semplice frivolezza, del resto come suggerisce Balzac: "un'ora d'amore è un libro letto in meno" e solo quella, andrebbe aggiunto, ci dovrebbe negare il piacere dell'esser lettori.
Buona lettura!

Ps. Questa legge sull'editoria fa schifo (leggasi "dirigenti d'Italia andate tutti a cacare). Così, estemporaneamente, solo per non restare muto a riguardo.

sabato 17 settembre 2011

Pineda sui Tubi. Ovvero Pineda e Marta sui Tubi live (15 settembre 2011)

- "Da vicino nessuno è normale"
- "... ma chi l'ha detto che le mucche fanno mu? 
Le mucche non fanno muuuuuu, fanno nnnn'gheee!"
Surrealmente tratto dal dialogo casuale 
tra la maglietta indossata da Mattia Boschi alsoundcheck 
e le rivelazioni di Umberto Giardini

Simone Sbarbati - Umberto Giardini
Meno male, meno male e infine meno male ancora, che all'evento mi ha accompagnato quel sant'uomo di Simone "Frizzi Frizzi" Sbarbati, non solo per l'indispensabile apparato grafico di cui si è fatto autore, ma soprattutto perché, diversamente, altro che concerto avrei visto; data la mia cialtroneria, infatti, sarei rimasto sotto il portone chiuso della sede invernale dell'Estragon... 
Comunque tutto è bene quel che finisce bene e dopo aver posteggiato la mia fedelissima bicicletta in un posto sicuro, che non racconto qual è sennò potrebbe cessare di esserlo in futuro, e dopo aver fatto il giro turistico sull'autobus 25, approdiamo al Parco Nord dove la Festa del PD (inteso come festa di partito e non come festa blasfema) è solo la copertura per quello che sulla mia personalissima carta è definito il concerto dell'anno: Pineda che aprono ai Marta sui Tubi a Bologna. Goal.
Simone Sbarbati - Floriano Bocchino
Non so se si è capito che stravedo per i cinque ragazzi, quindi qualora fosse ancora in dubbio, voglio rincuorarvi sull'esattezza delle vostre supposizioni; potrete immaginare, pertanto, la mia felicità nel saperli qui a mezzo passo da casa (leggasi checcazzo finalmente non faccio tre ore di treno per potervi gustare, sciagurati!), ma la presenza sul palco anche del progetto straordinario dei Pineda, fa sì che l'evento mi risulti come una specie di giorno di Natale prematuro.

Simone Sbarbati - Marco Maracas
Il primo tempo, che contiene anche la nostra (mia e di Simone) intromissione cattivikiana all'interno dell'incandescente padiglione 55 dedicato alla musica, le chiacchiere brevi, le birre (come si sa chi ben comincia è a metà dell'opera), i soundcheck dei rispettivi gruppi e la cena, si apre in realtà con i Pineda sul palco e io che voglio morire lì in quel momento mentre mi suonano come requiem dal vivo Give me some well-dressed reason, il quale brano definirlo stellare è darne un giudizio minimale. Ed è solo l'inizio. In una mezz'ora di musica i tre (Marco Marzo Maracas -chitarra-, Floriano Bocchino -piano rhodes-, e Umberto Giardini -batteria-), creano, manco fossero nel loro studio di registrazione le "Officine meccaniche", degli attacchi perfetti senza perdere un colpo e le loro sonorità mantengono la mirabile nitidezza, fascino e distorsione ritrovate nel disco; un precipuo connubio di surrealtà, che lascia incerti solo nel credere come sia possibile la realizzazione di una simile armonia tanto suggestiva. Ed è senza dubbio grazie a questa caratteristica, che il pubblico, normalmente distratto durante l'esibizione del gruppo d'apertura (o per lo meno in tal maniera, l'ho sistematicamente ritrovato io nelle mie esperienze), si fa sempre più attento e partecipe, e sempre più vicino al palco. Quando l'ultimo suono di Twelves universes prodotto dalla tastiera rhodes cessa, si sentono solo i meritatissimi applausi dei presenti, riscaldati a puntino tanto fisicamente quanto spiritualmente.


Simone Sbarbati - Carmelo "av' na testa quanto the lion" Pipitone
Con lo stesso silenzio con cui erano saliti, i tre Pineda si dileguano dietro le quinte, al loro posto ad aprire il secondo tempo sciamano a tutto palco i tecnici che con velocità ferraristica smontano ogni bene e rimontano per gli attesissimi Marta, i quali a un padiglione enorme e ormai surriscaldato dal caldo asfittico bolognese, rispondono con un tutto esaurito.
Simone Sbarbati - Mattia Boschi
Con Cristiana aprono e i Marta cominciano a fare quel che sanno fare da Dio, mettere in scena una delle loro memorabili performance, di quelle che lasciano volti soddisfatti nella gente e gole rauche l'indomani. Scovare tra il pubblico il tastierista dei Pineda durante l'esibizione dei Marta e vederlo cantare La Spesa è uno dei modi con cui voglio ricordare la straordinaria esperienza live di cui ogni volta questi ragazzi mi rendono partecipe.
Simone Sbarbati - Senz'asta si può cantar distesi!
Nemmeno la rottura dell'asta del microfono di Giovanni (appena comprata) e un suono che il luogo non rendeva esattamente equilibrato, hanno inficiato sulla loro assolutamente bellissima prestazione. 
Con Coincidenze e un ennesimo, quanto visibilmente sentito, "Grazie Bologna" è finito il lunghissimo concerto complessivo; poi con passo pavoneggiante, con la nostra faccia da schiaffi e il nostro braccialettino verde al polso ci siamo introdotti nel backstage, ma questa è un'altra storia...

Simone Sbarbati - Ivan Paolini
Grazie Pineda, grazie Marta e imboccallupo per tutto.
A presto e buon ascolto!


Simone Sbarbati - Grand finale

Ps. Tutte le foto sono proprietà di Simone Sbarbati, che potete ammirare qui, a cui vanno i miei ringraziamenti,  
N.b. Niente furbate, se le volete prendere, prima chiedetele. Grazie.
Pps. Comunque devo smettere di andare ai concerti, ché sto cominciando a bere un po' troppa birra.
Ppps. Il guinzaglio rosso, realizzato dalla simpaticissima Maria, ragazza calabrese conosciuta nel backstage, e appeso sul palco a fine concerto è stata una chicchina ganzerrima.
Pppps. Ringrazio Carmelo "Gentilezzafattapersona" Pipitone per tutte le "piccole" cose.
Ppppps. Ringrazio, infine (avevate paura di altri post scriptum, vero?), sentitamente Federico, non solo per la sua assoluta e gentilissima disponibilità, ma anche perché avendomi fatto trovare il buon Pischedda tra le Compact memories dell'evento, mi lascia la possibilità di testimoniare alla mia metà che non sono una brutta persona e anche di insegnarle il significato della parola ricatto... 
Federico Pini - Paolo Pischedda

giovedì 15 settembre 2011

Sorpresa di Settembre!

"Nulla accade per caso, e che
le cose non stiano diversamente
lo si deve semplicemente al caso"
Giovanni Soriano


Penso che questa sia la prima volta che scrivo un post al giorno per così tanti giorni, ma quando capitano molte cose pare sia inevitabile. Del resto le cose accadono sempre con una buona percentuale di casualità, che poi altro non è che il prodotto delle azioni collettive, ma nondimeno son da considerarsi meno piacevoli, anzi!

Tale casualità ha certamente giocato le sua carte (probabilmente un discreto numero) nel fare in modo che Stefano Zizzi, papà di Piazza Ebalia.net, potesse imbattersi in questo mio quaderno di appunti virtuale.
L'incontro, unito alla tarantinità condivisa, ha dato qualche frutto, cosicché cari Letteregiornini miei (che fa molto Cicciolini dell'esimia Ilona Staller) potrete trovarmi con le mie recensioni libridinose (si ringrazia Scipione editore peraver coniato la parola) su questo sito che ha per focus la Città dei Due Mari e svariate altre gustosissime rubriche culturali. 
A presto e, naturalmente, buona lettura!

mercoledì 14 settembre 2011

Soundmagazine.it - Lando - Dead swan psychosis

"Ho mandato già tutto in tipografia due giorni fa
"Ah... e allora?"
"Mi è venuto in mente che rompevi
sempre con i film di Buzzanca..."
"Quindi?"
"Vi chiamate Lando."
"Stai scherzando, vero?"
"Abbiamo dovuto anticipare, non sapevo cosa fare."
"Cazzo, chiamami! Dio che nome di merda..."

Prologo:
"... Il gruppo che suona prima dei Marta si chiama Lando"
"Lando?"
"Sì Lando, perché?"
"Amore, ma sai cos'è il Lando"
"... no"
"E' un giornale zozzo di fine anni settanta inizio ottanta"
"..."
"Vabbé dai, faranno musica demenziale"

Mettiamo che un giorno decidiate di farvi un viaggetto, diciamo da Bologna a Crema.
Mettiamo che facciate questa cosa per fare contenti voi, ma soprattutto la santa donna della vostra dolce metà, la cui voce al telefono, se non aveste accettato di zompare sul treno per il nord, non avrebbe smesso di darvi dello stronzo per il resto dei vostri giorni. 
Mettiamo che non vediate l'ora di andare a un concerto dei Marta, ché i ragazzi sul palco fanno loro il motto "hic sunt leones" e fuori dal palco sono dei bisbocciatori di prima categoria. 
Mettiamo però che non è che siate poi tanto entusiasti di dovervi sorbire il gruppo spalla, ché non si sa mai cosa capita, ma che ormai essendo là in prima fila, non è che pare saggio muoversi. Mettiamo tutto questo e poi che vi capiti di scoprire i Lando, ecco questa è una cosa che vi auguro.
L'esplosione di suoni hard e post rock con tutte le derivazioni del caso (grunge incluso), mi hanno non solo catapultato gigiosamente a quando tutto questo vulcanico nucleo musicale si sviluppava e io di musica capivo abbastanza da considerare il ballo del Qua Qua un caposaldo della musica italiana e mi hanno anche suggerito, che non è il caso di indovinare da un nome il tipo di musica realizzato dal gruppo, soprattutto quando parliamo di un gruppo con le contro(s)palle (vista anche la presenza dimostrata sul palcoscenico) come questo.

Sono giorni che ascolto continuamente Dead swan psychosis, l'ultima loro auto-pubblicazione registrata al Mad Chopin studios di Crema (gentilmente concessami dai ragazzi della band) e ancora non mi è passato lo stupore. E pensandoci non può essere diversamente vista non solo la qualità musicale che offrono in tutti i loro tre reparti, Roberto Carioni, Michele Mandelli e Fabio Viscardi, ma soprattutto perché proprio la voce di quest'ultimo è un valore aggiunto al progetto musicale, ormai giunto al quindicesimo anno di età, senza precedenti; voce potente, roca, pulita che ben si adatta ai suoni graffianti e fortemente ritmici di chitarra e batteria. 
Il disco è un'incursione a più livelli sonori nel mondo dell'hard rock perfettamente riuscito, ricco di una spinta creativa invidiabile nei testi, con anche qualche citazione colta nei riff strumentali e una pregevolissima chiusura di Here comes the rain degli Eurythmics.

Un lavoro maturo, preciso e tout court interessante di un gruppo di talenti italiani tutto da ascoltare, che è un peccato sapere dislocato nel mercato (italianicamente minore) dell'autoproduzione.
Buon ascolto!

Track list
Sleep for me Morpheo
Cold bodies
Dead swan psychosis
Vienna
h. 23:24
The picture
Love crumbs from all
Here comes the rain

Ps. Ringrazio Valentina e Soundmagazine per l'opportunità.

martedì 13 settembre 2011

Frivolezza del giorno

Cul in aria di lingua italiana.

"Lasciate Milano prima che v'ingrigisca"

"Lasciatemi l'ano prima che v'ingrigisca" 

lunedì 12 settembre 2011

Claudio Bagnasco - In un corpo solo

Titolo originale: In un corpo solo
Autore: Claudio Bagnasco
Anno 2011
Edizione: Quarup 
Pagine: 64
"Vi è più ragione nel tuo corpo che nella tua migliore saggezza"
Friedrich Nietzsche
"Se tu penserai, se giudicherai da buon borghese
li condannerai a cinquemila anni più le spese
ma se capirai, se li cercherai fino in fondo
se non sono gigli son pur sempre figli
vittime di questo mondo
"
Fabrizio de André - La Città Vecchia 

Apro con un ringraziamento (che resterà pure anonimo, ma che sarà comunque letto dalla persona cui è indirizzato), perché la gentilezza deve sempre essere onorata e, se ho avuto la possibilità di leggere questa raccolta e di poterla così anticipatamente commentare, alla gentilezza devo tutto. 

In un corpo solo, di Claudio Bagnasco (già autore dei romanzi Silvia che seppellisce i morti e Luciana) edito da Quarup, è una raccolta di racconti dall'eccezionale delicatezza e non è un caso se ho deciso di aprire proprio con quei versi de "La città vecchia" di De André, quelle parole così dense e così quotidiane sono state infatti rievocate in me sin dal primo racconto "Il violinista di Largo L." e non c'è un racconto che mi abbia colpito di più, perché non c'è nessun racconto che mi ha colpito meno.

Come si può leggere in chiosa, questa piccola opera raccoglie un anno e mezzo di fatica scrittoria e questo è ancora più significativo; infatti se la maggior parte delle raccolte di racconti contengono idee, spunti di riflessione, la risposta di un narratore ad un unico genere, ciò che della scelta stilistica di Bagnasco sembra invece la firma, è la sua totale sospensione del giudizio.
Questo libro è come un concept album in vinile, composto da quindici tracce che raccontano un'unica storia. La storia potrebbe essere quella di un fotografo onniscente dilettato dal passeggiare, con la sua attenzione che si sofferma, per il tempo di un'istantanea, all'indirizzo dei curiosi, caricaturali, perversi, in una parola quotidiani, profili umani che incontra sul suo cammino. In questo passaggio lascia con leggera poesia "i corpi, ignari di tutto". 
Buona lettura!

Ps. Siete invitati alla presentazione del libro che si terrà al CostArena sabato 17 settembre. 

domenica 11 settembre 2011

Giuseppe Tomasi di Lampedusa - Il Gattopardo

Titolo originale: Il Gattopardo
Autore: Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Anno 1958 
Edizione: Feltrinelli editore 
Pagine: 254

"Perché tutto rimanga com'è bisogna che tutto cambi

Ci sono un discreto numero di buoni motivi per cui poter parlare di questo meraviglioso romanzo, dalle fortune postume (Elio Vittorini, che al tempo lavorava per conto dell'editore Einaudi, non volle pubblicarlo e solo dopo la morte di Tomasi grazie a Feltrinelli vide la luce della stampa), ma su tutti solo uno è quello veramente fondamentale, l'aver fatto il lettore di parti dell'opera collaborando con la Compagnia TenTeatro.
E proprio alla fine di questa tenzone semiteatrale, che si è chiusa ieri con la visione del film di Luchino Visconti (che devo ammettere, spero non bestemmiando troppo, mi ha impressionato molto meno del libro), ho pensato di scrivere delle brevi impressioni, su un romanzo che poco importa se non può essere considerato strettamente legato al filone "storico", resta una magnifica e appassionata dichiarazione di sofferente amore per la Sicilia, terra che a centocinquant'anni di distanza dall'unificazione d'Italia appare molto simile a quella riscontrabile in queste pagine.
Eccettuando quello posto su un ristrettissimo gruppo di personaggi (il Principe Salina, Tancredi, Padre Pirrone, e qualche altro), comunque tutti maschili, non è su loro che è posizionato l'occhio di bue dell'autore. La sapienza di Tomasi è tale, che nel Gattopardo è la mescolanza tra linguaggio, caratteri umani, eventi e luoghi a creare un elisir di elevatissima delicatezza letteraria e la sua attenzione è concentrata esattamente su questo connubio. L'ambiente e le persone che ne fanno parte sono un tutt'uno, tanto che l'uno risponde, in un modo che sembra quasi da interazione diretta, sempre agli stimoli dell'altro. Lo stesso Principe (che sembra in tutto e per tutto rappresentare l'autore all'interno dell'opera) in questo superbo monologo confonde, proprio per questo loro essere un tutt'uno, siciliani e Sicilia.

Leggerlo è un'esperienza fantastica, lo è ancora di più per la sofferente, rabbiosa e disarmante consapevolezza, che quella indolente ineluttabilità può avere il nome di Italia.
Buona lettura.

sabato 10 settembre 2011

Selacapo.net - Vent'anni, non ci pensare!


Un quinto di secolo niente più che questo sono i vent’anni, del resto per le persone non ci sono feste da assimilare a questa fatidica data di gran lunga meno importante del diciottesimo, ma per gli eventi, per le creazioni, sono i numeri con lo zero quelli da festeggiare.
 
Quando arriverà il 24 settembre, e badate che ve lo suggerisco con un largo anticipo, non preoccupatevi siate rilassati e bevete (mi dicono dalla regia di suggerirvi con moderazione) alla salute di Nevermind, uno dei più grandi dischi alternative rock di tutti i tempi ...

... continua qui!
Buona lettura!

giovedì 8 settembre 2011

Incontro con l'autore - Monica Longobardi (8 Settembre 2011)

Il sogno segreto dei corvi di Orvieto
è mettere a morte i corvi di Orte
Toti Scialoja

Se c’è una cosa non particolarmente ganza nel lavorare la sera, è senza dubbio il non riuscire a trovare (se non raramente) il tempo per dedicarmi agli incontri con gli autori. Nello specifico, però, svolgendosi il mio lavoro in un circolo culturale mi consente, in qualche circostanza, di poter appagare il bisogno di attenzioni di questa rubrica, troppo spesso lasciata in disparte.
Questa sera sotto un magnifico cielo settembrino ritagliato sul cortile del CostArena, è stato presentato Vanvere. Parodie, giochi letterari, invenzioni di parole scritto dalla filologa romanza Monica Longobardi con la commistione di contributi creativi di vari autori ed edito dalla Carocci editore.

Che fosse una presentazione sui generis lo si è capito da subito grazie all’esilarante apertura di tre membri (Maurizio Tonelli, Patrizia Angelone, e Sebastiano Spada) della Compagnia TentTeatro (che ormai son di casa e di bottega al CostArena) che hanno inscenato Acqua minerale, una brevissima pièce teatrale di Achille Campanile, e, giocando teatralmente sull’ambiguità della lingua italiana e sulle ambivalenze linguistiche della parola “naturale”, hanno introdotto il midollo intorno a cui è stato costruito l’excursus del libro, la nostra lingua come meraviglia ludica.
Lo stesso titolo, Vanvere, che inizialmente avrebbe potuto essere “Saldate il soldato Ryan” dal titolo di una recensione scritta da uno studente dell’autrice poi inserita nel libro, tende in questo suo essere così neutro, un sostantivo che indica tutto ma senza poi esprimere nulla, mettendo in crisi la connotazione significato/significante.
Del resto di giocose vanvere poetiche, metalinguistiche e ben assortite si son dilettate le tre presenze sul palco, Raffaele Riccio (moderatore della serata), Monica Longobardi (l’autrice) e Mario Sucich (attore) che tra ghiribizzi, letture e scambi continui, hanno animato un libro che affrontando fin nelle radici semantiche la lingua italiana, avrebbe potuto correre il rischio dell’ampollosità (rischio che, a dir la verità, mi pare sin dal testo superato brillantemente dalle scelte dell’autrice) e hanno creato un’atmosfera piacevole e ridancianamente contagiosa e conviviale.

Colonna sonora, e condimento essenziale di ogni evento ben strutturato, la musica sorniona del disco 1974 di Paolo Conte.
Una serata perfetta, appena ventosa, che ha offerto una sorta di varietà d’altri tempi, con quell’aria un po’ scanzonata anche nel trattare argomenti impegnati, ma mai culturalmente avvilente come pare essere fin troppo spesso la leggerezza sub-demenziale di questi nostri giorni. Singolarmente alla fine di quest’aria morbida non è seguita l’uggia del silenzio, ma piuttosto il sorriso della condivisione di qualcosa di bello.
A presto e buona lettura!

Ps. Purtroppo non posso mostrarvi la meravigliosa interpretazione offerta dall'abilità artistica di Mario Sucich, ma consoliamoci pure con il buon Proietti.
Il Lonfo poesia di meta-semantica di Fosco Maraini.
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