Forse non essenzialmente io, ma io

La mia foto
Bologna (itinerante), Bo, Italy
Nato a Taranto il 6 maggio nel segno del Toro. Il Giallo del collettivo Shingo Tamai, cialtrone poliedrico, dilettante eclettico, onnivoro relazionale, sempre in cerca di piaceri, di vezzi, di spunti e di guerre perse in partenza. L'idea di comparire in questi termini sulla rete è nata da un brainstorming con un amico, Leonardo Chiantini, qualunque fortuna possa avere il suo primo "quaderno di appunti" virtuale, è a lui che vanno i suoi ringraziamenti.
Benvenuti e buona lettura.
Ps. Aggiungetemi su Facebook e, con lo pseudonimo andrelebrogge, su Twitter

sabato 30 luglio 2011

mercoledì 27 luglio 2011

Trilussa - Bonsenso pratico


Quanno de notte sparsero la voce
che un Fantasma s'aggirava sur castello
tutta la Folla corse e, ner vedello,
cascò in ginocchio co' le braccia in croce.
Ma un Vecchio restò in piedi, e francamente
voleva dije che nun c'era gnente.

Poi ripensò: Sarebbe una pazzia.
Io, senza dubbio, vedo ch'è un lenzolo:
ma più che di' la verità da solo,
preferisco sbajamme in compagnia.
Dunque è un Fantasma, senza discussione.
E puro lui se mise a pecorone.

lunedì 25 luglio 2011

Selacapo.net - In morte di Amy Winehouse

E’ appena passato un giorno dalla morte di Amy Jade Winehouse e la prima cosa che mi è venuta in mente, prima di mettermi a scrivere, è che raramente un cognome è stato più azzeccato.
Quello che state per leggere è un articolo a scoppio ritardato e i motivi sono da ricercare innanzitutto nella sostanza concettuale su cui si posa, cioè il mio voler fotografare l’umanità in meno di un migliaio di caratteri, il secondo perché a furia di leggere i modi in cui si suppone che sia morta (hanno dimenticato di scrivere per una dose di troppo di supposte effervescenti) e le amenità varie trovabili in rete, ho l’orticaria.

... continua qui!
Buona lettura!

domenica 24 luglio 2011

Sergio Tofano - Il romanzo delle mie delusioni

Titolo originale: Il romanzo delle mie delusioni
Autore: Sergio Tofano
Anno 1977
Edizione: Gli struzzi Einaudi ragazzi 
Pagine: 109

Se c’è una cosa che riesce a migliorarmi la giornata è trovare una versione fantasticamente attempata di un’edizione libraria, proprio come questa che (pensate!) costava nel 1977 la bellezza di 2.000 lire!
Chi di voi ricorda questa filastrocca:
Qui comincia l’avventura
del signor Bonaventura”?
Perché Tofano oltre che autore di questo libro e importantissimo scrittore di piece teatrali è anche l’inventore di uno tra i più fortunosi personaggi del mondo dei fumetti italiano, l’uomo che salva le vecchine dall’affogamento e riceve in cambio un milione, il signor Bonaventura!
Tofano con questo romanzo non si dissocia dalla sua passione per le storie, per le fiabe per tutto ciò che è fantasia e si pone, rispondendovi, una domanda molto semplice: se le fiabe fossero reali cosa accadrebbe loro con il passar del tempo? La sua risposta è già contenuta in quel titolo dove il mondo fiabesco di Benvenuto, lo svogliato scolaro protagonista di questa vicenda, viene dissacrato e ironicamente raccontato di delusione in delusione, e così si scopre dei problemi finanziari del sig. Dino Ala e dell’insonnia patologica della Bella addormentata delle vicende della famiglia di Cappuccetto Rosso, fino al gran finale con la storia della bellissima Cenerentola.

Una fuga, quella di Benvenuto, dalla realtà quotidiana che lo porta tra le mani di qualcosa di ben peggiore, la trasposizione al reale delle illusioni infantili. Ma niente paura, del resto per Tofano la vita è una burla!
Buona lettura!

martedì 19 luglio 2011

Shingo Tamai - Mostra fotografica "Pelle"

Pelle


Ciao a tutti,
lo sappiamo che con questo incandescente caldo siete tutti lì con la voglia di scappar via, noi Shingo Tamai (in particolare il vostro Giallo) vi diamo però un buon motivo per restare a Bologna.
Venerdì 22 alle 19.00, durante l’inaugurazione della mostra fotografica Pelle di Alexander Gonzalez Delgado, vi aspettiamo con cinque nostri racconti inediti, che saranno letti dagli attori della Compagnia TenTeatro:






1) Esperimento – Shingo Tamai Blu

2) Con gli occhi aperti – Shingo Tamai Giallo

3) La pazza – Shingo Tamai Nero

4) Amore per sempre – Shingo Tamai Verde

5) Ex Novo – Shingo Tamai Viola

Poi non dite che non siete stati invitati.
A presto!
S.T.G.

lunedì 18 luglio 2011

Selacapo.net - Prog. Viaggio nel rock progressive con Ivano Fossati


Se c’è una cosa che davvero mi fa impazzire è l’incontro casuale. E non posso parlare di questo cofanetto senza sottolineare l’importanza che ha avuto la casualità, questo per svariate ragioni: tra cui il fatto che io non vado praticamente quasi mai nei negozi di dischi, soprattutto vista l’esistenza di canali alternativi (non sto parlando di Emule e simili, ma piuttosto di Youtube, Vimeo, Soundcloud ecc.), e il fatto che il rock progressivo italiano è senza alcuna ombra di dubbio al primo posto nelle mie preferenze di ascolto (se vi interessasse, e non vi interesserà ma lo riferirò lo stesso, a pari merito con il rock psichedelico americano dagli inizi fino alla fine degli anni ’70, insomma si resta in famiglia).


Prog. Viaggio nel rock Progressive con Ivano Fossati (Sony music label), è un’esperienza assolutamente stupefacente ...

... continua qui 
Buona lettura!

venerdì 15 luglio 2011

Verner live (13 luglio 2011)

Aurora Bernardinello - Verner, Elena Voli (attrice e presentatrice della serata) e Marco Manfredi
"Cos'è cos'è che ti tiene in vita a parte l'aria e la speranza di cambiare"
La Speranza di cambiare

Altro concerto, quello dei Sorry Gilberto, stesso posto, il CostArena, fu allora che sentii parlare di Verner (agli annali Gianandrea Esposito) giovane cantautore campano, bolognese d'adozione; e se ho usato l'espressione "stesso posto" non è a caso, vista la sua esibizione nel fresco giardino del circolo culturale di Azzo Gardino 48, accompagnata dall'attore Marco Manfredi. Un concerto arricchito da intermezzi recitati tratti da I Canti Orfici di Dino Campana.
Non è servito poi molto al musicista per coinvolgere con le sue liriche dense, il pubblico presente: una camicia da psichedelia esheriana, una chitarra acustica e la sua voce delicata e armonica.

L'intreccio al teatro ci attende, dopo un breve inizio musicale, con Batte botte, Manfredi arriva sul palco a piedi nudi e con Verner a due voci incalzano acusticamente servendosi del testo martellante di Campana, cadenzato da cartoline sfogliate e lasciate scivolare al suolo. L'impressione è quella di vita vissuta che scorre come il battere e ribattere della recitazione/canto corale dei due artisti. 


I testi emotivi e magneticamente metrici di Verner sembrano un tutt'uno con il trasporto offerto dalla qualità artistica di Manfredi e a tratti pare che anche il vento si faccia strada assecondando a loro la sua intensità.
La serata è stata, oltre che una loro ennesima joint venture, anche un modo per promuovere in maniera per nulla invadente il primo disco indipendente del cantautore, Il mio vestito, dodici tracce che oscillano tra il pop e il rock passando attraverso un folk melodico e nostalgico.

Un evento singolare, una breve parentesi malinconica sfumata in questa piacevole serata dell'incandescente estate bolognese. La musica di Verner, l'accompagnamento artistico di Manfredi rappresentano uno spettro d'emozioni ampio e dal calore palpabile.
Belle, bellissime, imperdibili.
A presto e buon ascolto!

    
Ps. Tutte le foto sono proprietà di Aurora Bernardinello che potete ammirare qui.
N.b. Niente furbate, se le volete prendere prima chiedetele. Grazie!

mercoledì 13 luglio 2011

Soundmagazine.it - Matteo Malquori - Il gioco analogo

Il progetto musicale Matteo Malquori nasce nel 2009 e Il gioco analogo, autoproduzione distribuita da Wondermark, è il trionfo di una ricerca atta a miscelare il folk e il blues a una poesia contemporanea malinconica e ricercata alla Tom Waits.

Le dieci tracce di questo disco sono la rappresentazione di altrettante figure umane. Un’umanità dubbiosa, innamorata e, pur nella sua rabbia (per chi ancora ne possiede), spesso ripiegata sulla sua tristezza.
C’è chi piange ciò che è stato e i sogni che ha abbandonato o che l’hanno abbandonato – Una volta da piccolo – o chi piange la donna di un altro che ha potuto amare senza rimpianti solo dopo cinque Bloody Mary – Bloody Mary blues – o ancora c’è chi per fuggire dal posto in cui vive parte soldato per ritornare non come avrebbe voluto – Il mercante di illusioni – o in ultimo chi è sul punto di decidere che cosa fare della propria vita e perché– Sul balcone.

Questo album è un piccolo capolavoro cantautoriale, e chi ascolta non può né celare un sorriso sornione di fronte agli scampoli di umanità che gli vengono dipinti e insieme provare una punta di sottile nostalgia per qualcosa che ha dentro, senza tuttavia riuscirla a definire.
Buon ascolto!

Ps. Ringrazio Valentina e Soundmagazine per l'opportunità

domenica 10 luglio 2011

Pierre Bayard - Come parlare di un libro senza averlo mai letto

Titolo originale: Comment parler des livres que l'on n'a pas lus?
Autore: Pierre Bayard
Anno 2007
Edizione: Excelsior 1881
Pagine: 205

"I libri che recensiva li leggeva soltanto in seguito, così sapeva già quello che ne pensava"
Elias Canetti
"Una notte d'amore è un libro letto in meno"
Honore de Balzac
"Vi sono molti libri con un errore di stampa. E' stato un errore stamparli"
Robert Lembke

Ci siamo, finalmente dopo aver fatto una bella incetta di pareri sull'argomento (sappiate che sono buono perché avrei potuto continuare), possiamo cominciare a parlare di questo splendido ghiribizzo letterario, scritto da Bayard, Professore alla Sorbona di Parigi.
Come parlare di un libro senza averlo mai letto già nel titolo esprime interamente la sua dissacrante tesi. Del resto se parlassimo solo di ciò che sappiamo, perché comprovatamente studiato o esperienziato, passeremmo gran parte della nostra vita in silenzio; focalizzandosi sulla lettura poi, nemmeno volendo saremmo in grado di poter leggere ognuna delle uscite editoriali proposte, nemmeno se fossimo bibliofagi selvaggi. Ed è infatti questo è lo spunto di partenza da cui l'autore parte per la sua riflessione: considerando che moltissimi libri non potremo mai leggerli e considerando che la maggior parte dei libri che leggiamo finiremo comunque per dimenticarli, o parzialmente o completamente, è chiaro considerare più naturale anche riuscire a discutere o argomentare i contenuti di cui non si è mai letta una pagina.

La conoscenza di una cosa non deriva strettamente solo dalla cosa, ma a sua volta è legata all'averne già sentito parlare, a tutto il nostro apparato culturale, ai legami tra il soggetto della dissertazione e tutto ciò che di correlato, per quanto possiamo saperne, esiste. Questo breve libello se solo venisse proposto nelle scuole farebbe la gioia di milioni di studenti, che invece loro malgrado saranno costretti a leggere più di quanto vorrebbero. 
E qui mi trovo a un bivio, resistere e mantenere un registro semiserio o lasciar pompare la mia vena sarcastica. Perché sarebbe anche facile questo cambio, basterebbe non so citare qualche politico e qualche sua rivisitazione di lettura, oppure pensare al povero Sun Tzu ridotto a operatore di marketing per aziende... 
Qualunque cosa pensiate della lettura, questo è un libro da leggere, o per lo meno catturate quello che sentite in giro il resto se tutto va bene verrà da sé, del resto Longanesi usava dire: "L'intellettuale è un signore che fa rilegare i libri che non ha letto".
Buona lettura!

sabato 9 luglio 2011

Frivolezza del giorno

"Quando leggi una minchiata, non pensare ai secondi che ci son voluti per scriverla, ma immagina gli anni che ci son voluti a realizzarla"

giovedì 7 luglio 2011

Soundmagazine.it - Dave ID - Reponse

Elettronico, ipnotico cupo. 
Sembra di essere proiettati nello sprawl cyberpunk di un qualche mondo scrittorio generato dalla penna di William Gibson.
Dave I.D con questo suo Response pubblicato da Subpop America per l'etichetta !K7, ci spinge in una dimensione fatta di musica industrial, ripetitiva, riverberante. 

E' difficile poter apprezzare a pieno questo lavoro per un cultore del rock psichedelico come me, ma sono sicuro che nei testi anglofoni, secchi, introspettivi, troverete il trasporto necessario che accompagna la musicalità di un genere che si miscela facilmente a molti altri, quello elettronico a cui senza dubbio è facile assimilare il disco. 

Dave I.D. propone un suo mondo interiore, con cui avviluppa sensibilmente (leggasi a pelle) l'attenzione acustica del suo pubblico. Il ripetersi martellante delle sonarità sono gli echi della vostra testa, il loro maturare senza sosta una via.
Buon ascolto!


Ps. Ringrazio Valentina e Soundmagazine per l'opportunità

martedì 5 luglio 2011

Scontri in Val di Susa - I soliti quattro stronzi

"Sorto all'aurora, al buon pastor la via
addimandai di Francia. - Oltre quei monti
Sono altri monti, ei disse, ed altri ancora;
e lontano lontan Francia; mia via
non avvi; e mille son que' monti, e tutti
erti, nudi, tremendi, inabitati,
se non da spirti, ed uom mortal giammai
non li varcò."
Alessandro Manzoni - Adelchi

Sono orripilato, per innumerevoli ragioni a dire la verità, ad esempio sono orripilato perché costretto dagli eventi a parlare di argomenti di cui non vorrei parlare, sono orripilato anche perché al posto di essere parte attiva, finisco per essere, non importa se mi ci sento oppure no, solo una voce, e magari è vero che quando l'uomo con la penna incontra quello con la pistola, quello con la pistola è un uomo morto, ma lì per lì pure quello con la penna non starà mica più tanto bene.

Comunque non so se state vedendo quel che succede nel mondo. Io per essere sinceri no. Ma sto vedendo quel che sta succedendo in Val di Susa, il che non è una scusante, ma un semplice fatto.
Non so, avete presente la Val di Susa? Parlo di quella lingua di terra a ovest di Torino, dove hanno intenzione di costruire una TAV, come "'cazzo è la TAV?", è la linea ad alta velocità che ci collegherà con la Francia e ci darà una connessione con il futuro. Che poi se togliamo la parte in cui dicono di volerci connettere con la Francia, avevano già detto questa cosa anche per la Salerno-Reggio Calabria e poi sappiamo tutti come (non) è finita.
Comunque non è di TAV che voglio parlarvi, non sarei nemmeno lontanamente titolato a poterlo fare e troverei l'eventuale battibecco tedioso.

Quello di cui ho bisogno di parlarvi, e che voglio capire, è in ordine:
- questo

- questo 

- questo
http://informarexresistere.fr/2011/07/04/val-susa-la-cronaca-della-giornata/

Non sono i primi giorni di protesta o manifestazione solo che non riesco più a restare in silenzio sull'argomento.
E perché non ci riesci più? Perché dal mio essermi riempito la testa (leggasi sanato i coglioni) è venuto fuori il titolo. Il quale titolo ha molte letture, in potenza.
Sono giorni che leggo articoli sull'argomento. Ci sono un po' di cose che lasciano basiti. La prima, ma è solo un esempio, è che poliziotti in completo antisommossa stanno massacrando civili italiani armati di temibili bastoni e pietre, che uno vorrebbe pure fossero i soliti quattro stronzi di studenti di sinistra (tanto chi se ne è mai inculato dei giovani fatti neri per le strade? Quasi quasi non farebbe nemmeno più notizia), ma no, non sono loro. Lì in mezzo ci sono anziani, padri e madri di famiglia, giovani di sinistra e non, scalmanati, stimati professionisti.
Ah ho capito. Vuoi dire allora che i poliziotti sono i soliti quattro stronzi. No. Mi piacerebbe. Davvero. Quelli però non sono stronzi. Sono persone che stanno eseguendo degli ordini ben precisi. E non sono poliziotti, ché se lo fossero di fronte a una civile che spiega le sue ragioni non sparerebbero come invece fanno alla fine del primo video. No. Sono assassini. E gli assassini non sono stronzi. E' il loro lavoro. 
Eh, chi resta allora, vabbé quelli in Parlamento. Beh sì, loro sono i soliti quattro stronzi. Con quello che sta succedendo potrebbero almeno non dire quello schifo così infamante. Liquami vomitati dalla bocca. Che poi a vedersi non è neppure una bella scena. Comunque no, non sono nemmeno loro.

I soliti quattro stronzi siamo noi. 
Siamo così genuflessi a questo schifo da non comprendere nemmeno più fin dove esiste qualcosa di accettabile e dove questo cesso, cessa di essere tale. Siamo talmente spenti, da parlare di TAV/NO TAV mentre la polizia sta caricando come un branco di rinoceronti degli altri cittadini "colpevoli" di non volere il mostro ecologico di un treno ad alta velocità sotto casa loro (indipendentemente questo da se è giusto montare quei binari oppure no). I soliti quattro stronzi siamo noi, ché ci vien detto che la polizia è lì solo per controllare la situazione e quando mandano quindici civili in ospedale facciamo spallucce. 

A me sta bene essere un solito stronzo, è uno status come un altro tutto sommato. Basta però che quando vedo qualcuno inseguito da un uomo che brandisce uno scudo in plexiglass e un manganello di cuoio con l'anima di metallo, mi si dica che è lì per essere rimandato a casa rotto, almeno lo so in anticipo.
Che volete farci sono schizzinoso, queste sorprese non mi piacciono per nulla e le bugie mi irritano.

Informatevi.
A presto e buona lettura.

lunedì 4 luglio 2011

Incontro con l'autore - Eddy Cattaneo (30 Giugno 2011)

"Questo è il mio diario ed è scritto sulla strada. 
Parla del tentativo di realizzare un sogno: 
fare il giro del mondo via terra, 
senza prendere aerei. 
Mollo tutto e parto, in solitaria. 
A contatto con la Natura, 
senza bucarla dall'alto"

Fare la conoscenza di Alberto Sebastiani e scoprire l'esistenza del suo C@ffè letterario.Bo è stato senza dubbio un colpo di fortuna; infatti senza di lui la maggior parte delle presentazioni a cui ho assistito non avrebbero mai fatto parte né di questo blog, né delle mie giornate, né della mia attenzione.
Il colpo di fortuna di questa volta è avvenuto alla Feltrinelli International dove ho assistito alla presentazione del libro di Eddy Cattaneo, Mondo via terra edito da Feltrinelli.

 Come lo stesso autore lo ha definito "questo è il racconto di un sogno" e in effetti non saprei come chiamare altrimenti quest'"imbarcarsi" in una simile avventura in solitaria, questo mollare tutto e lasciarsi ogni cosa alle spalle, per soddisfare il demone interiore del viaggio, della scoperta, del cambiamento. 
Per Cattaneo, viaggiatore esperto e abituato a peripezie in solitaria, è bastato poco: attendere che arrivasse la primavera/estate (siamo nel 2008), trovare un paio di scarpe comode che potessero accompagnarlo per tutto il viaggio, zaino in spalla quasi vuoto, in modo da poterlo riempire strada facendo e via, in partenza da est verso ovest, inseguendo la Via della seta, le "regioni" orientali della costa asiatica, approdare in America Latina e poi sempre più a sud seguendo la Panamericana per poi saltare in Africa, fino a Timbuktù e ritorno verso nord passando dal Mediterraneo e dalla Spagna. Un salto con la vita più tradizionale e tutto il resto alle spalle, eccetto la famiglia che resta comunque un modo per tenersi ben saldi anche nei grandi cambiamenti che si possono compiere.

Nel suo raccontare il curioso quanto sensazionale viaggio che l'ha visto protagonista ci si perde; ci si perde in quelle sue espressioni gongolanti che gli si dipingono sul viso mentre racconta questa sua storia, negli odori e nel cambio di scenari repentini in cui ci si muove, ci si perde negli aneddoti spesso divertenti che in pillole ci vengono sciorinati, e nelle fotografie che scorrono autonomamente senza sosta su un pannello, spennellate di sorrisi di tutto il mondo e sfondi mozzafiato.  
Itinerario di viaggio
Quello che ci viene raccontato è un viaggio (una sorta di "diario del capitano") intorno al mondo calpestando letteralmente la terra o, ove non possibile, viaggiando per mare con pesantissimi e pachidermici cargo merci. La fotografia è un elemento a sé stante, ci tiene a presentare Cattaneo, affiancabile ma ben distinto, per questo non c'è nel libro. L'intento, quindi, non è quello di scrivere cartoline o dare indicazioni turistiche, ma di raccontare il mondo del suo viaggio, quel mondo che è stato per lui uno stimolo sensoriale tout court.

Mondo via terra. 467 giorni 108.000 km senza bucare il cielo, e in quel che dice Pasolini, al termine di quel magnifico film che è il Decameron: "Perché realizzare un'opera quando è così bello sognarla soltanto", c'è senza dubbio del vero, ma per realizzare la soddisfazione della propria felicità passare dai propri sogni è un buon inizio, e il viaggio raccolto in questo libro è il buon inizio di Cattaneo.

sabato 2 luglio 2011

Selacapo.net - Una notte da Punkreas


Nella notte succedono sempre un sacco di cose, specie se sei una band abbastanza famosa e per abitudine le ore più buie son anche quelle più dilatate dalla veglia e dal divertimento della condivisione. Hanno sicuramente qualcosa da raccontare in proposito i Punkreas la band punk nata a Parabiago (Mi) più di venti anni fa.
Giovedì 30 giugno ore 2.00, al termine del Free Music Festival di Nichelino (To) la band ritorna in hotel. Un buon concerto a buon mercato, molta gente, molta musica. Una festa. Al ritorno dalla quale li aspetta una seconda festa, quella a sorpresa.
Apprendiamo dal comunicato stampa diramato ieri:
Arrivati all’EuroHotel di Nichelino, constatiamo la presenza di militari in divisa – carabinieri – che presidiano l’entrata e immediatamente ci si approcciano con modi poco amichevoli ..."

Continua Qui
...
Buona lettura!

venerdì 1 luglio 2011

Incontro con l'autore - Francesco Aloe (29 Giugno 2011)

 “Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente"
Bertolt Brecht

A tutto stavo pensando, meno che a questo, cioè essendo il primo anno in cui mi cimento con gli incontri con gli autori, penso sia naturale che solo ora mi venga in mente quanto il caldo possa essere demotivante per la mia voglia di partecipazione mondana... a questo tipo di (generalmente) pomeridiana mondanità, diciamo meglio.
Comunque questa volta ho avuto fortuna, perché l'evento, organizzato con la collaborazione della Libreria Irnerio e dell'attivissima Associazione Culturale Eur-eka (entrambe di Bologna) ha goduto sensazionalmente di un pomeriggio in stato di grazia, "offerto" dalla corte interna del giardino del CostArena (sul quale per conflitto di interessi, dato che attualmente vi lavoro come addetto ufficio stampa, non mi dilungherò raccontando quanto sia straordinariamente eccellente, anche solo per la prolifica energia con cui viene promosso tutto ciò che è accomunabile sotto il nome di cultura).
Insomma, la presentazione, introdotta dallo scrittore Patrick Fogli, vedeva partecipe il romanziere Francesco Aloe, già autore di Vertigine, con il suo Il vento porta farfalle o neve, edito in questo 2011 da VerdeNero, che come sempre si dimostra attenta a tutto ciò che da noir diventa racconto dell’uomo come mostro sociale.

Un romanzo con due storie parallele, questo è il libro di cui veniamo a conoscenza. 
Un’opera che ha per protagonista un uomo, Fratello. Un personaggio, introspettivo, curioso, freddo, che è prima di tutto un killer dell’ndrangheta, la cui ispirazione romanzata è tratta da una persona realmente esistita e vissuta (se non ancora vivente) a Lamezia Terme. 
La sua storia è la prima del romanzo. La finzione creativa.
Poi c’è la seconda storia, quella che parrebbe venir fuori dalla fantascienza, e invece come spesso tristemente accade, è frutto della realtà. Nella notte del 10 aprile 1991, il traghetto Moby Prince, appena partito dal porto di Livorno, si scontra contro il lato destro della petroliera Agip Abruzzo. Nell’incidente oltre a svariate tonnellate di petrolio disperso tra aria e mare, muoiono carbonizzate 140 persone tutti i passeggeri del traghetto, meno il mozzo che viene tratto in salvo per tempo.

Tra la fiction e la realtà, L’Aloe, con abile e inquietante grazia trova un taglio che non sia divaricatore, ma, piuttosto, definito. Il punto di contatto tra queste due parti è lo stesso protagonista. Fratello, infatti, si imbatte casualmente nell’accaduto, è all’estero per “lavoro”, ma è talmente impressionato dall’incontro con i fatti della vicenda che comincia a leggere, a indagare, a informarsi. Si imbatte nello stupro della realtà che è stato sistematicamente fatto sull’accaduto. Uno dei nostri famosi misteri italiani. Che tanto se è un mistero è anche perché un po’ ci piace che resti tale, del resto se venisse svelato perderebbe il suo fascino. Come se ne avesse alcuno. A ogni modo il mistero non piace a Fratello. E il lettore, malgrado la sua naturale indolenza, si trova proiettato pagina dopo pagina in fatti, interrogativi irrisolti, storie su storie. Fino alla fine. Quando come dice l’autore: “ho scoperto crescendo che quella nave bruciata in mare aperto, che io ricordavo, si è trasformata in bare”.

Perché sia chiaro che è stato un incidente, è necessario sottolineare la parola.
Quella notte c’era la nebbia. C’era un banco di nebbia proprio lì tra la prua rivolta a sud della nave petroliera ancorata a largo e il punto dello schianto della Moby, il traghetto che proveniva dal porto. Anzi no, che stava tornando in porto, se la prua era rivolta a sud il lato destro dell’Agip doveva affacciarsi sul mare aperto. Ma perché stava tornando in porto? Sciocchezze, il personale di bordo era agli ordini del comandante Ugo Chessa, un uomo di 56 anni con solo un’intera vita passata in mare e stava guardando la partita di Coppa delle Coppe Juventus - Barcellona! Poi mentre morivano, la maggior parte dei membri dell’equipaggio si son trascinati tutti nella plancia di prua per far credere d’aver mantenuto saldo il loro impegno al dovere fino all’ultimo! E comunque a parte l’errore umano, c’era la nebbia e faceva anche caldo a causa del materiale combustibile vomitato dalla fiancata della petroliera e c’era fumo e c’erano in radio le voci in americano (una nave, tale Theresa, che non si sa cosa facesse lì e che fine abbia fatto) e le voci italiane. Il salvataggio era impossibile. Prima dovevamo impedire che l’oro nero si rovesciasse in mare, chi poteva sapere che l’unica nave appena partita dal porto, come un falò nel buio, stava andando completamente avvolta dal combustibile alla deriva con 141 vite umane a bordo?
Ma un falò nel buio non si dovrebbe vedere? Certo, ma c’era la nebbia, seguiva la Moby Prince.
A presto, buona lettura.


Ps. Non ho parlato delle verità nascoste dietro l’incidente. Non ho parlato della giornalista Ilaria Alpi, né della sua morte sospetta a Mogadiscio, mentre indagava su un traffico di armi occidentali scambiate con l’accoglimento di rifiuti tossici illegali. "Non c'è niente di cui vergognarsi se non sai, questa storia non ti è stata raccontata", terrebbe a precisare con gentilezza l’Aloe, forse però è arrivato per tutti il momento di cercarla.
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