Forse non essenzialmente io, ma io

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Bologna (itinerante), Bo, Italy
Nato a Taranto il 6 maggio nel segno del Toro. Il Giallo del collettivo Shingo Tamai, cialtrone poliedrico, dilettante eclettico, onnivoro relazionale, sempre in cerca di piaceri, di vezzi, di spunti e di guerre perse in partenza. L'idea di comparire in questi termini sulla rete è nata da un brainstorming con un amico, Leonardo Chiantini, qualunque fortuna possa avere il suo primo "quaderno di appunti" virtuale, è a lui che vanno i suoi ringraziamenti.
Benvenuti e buona lettura.
Ps. Aggiungetemi su Facebook e, con lo pseudonimo andrelebrogge, su Twitter

lunedì 11 aprile 2011

Incontro con l'autore - Francesco Barilli (11 aprile 2011)

"... la porta della storia è una Porta Stretta
infilarsi dentro costa una spaventosa fatica 

c'è chi rinuncia e dà in giro il culo

e chi non ci rinuncia, ma male, 
e tiri fuori il cric dal portabagagli, 
e chi vuole entrarci a tutti i costi,
a gomitate, ma con dignità; 
ma son tutti là, davanti a quella Porta"
Pier Paolo Pasolini - Patmos

Ogni volta che vado al Dans la rue, mi sembra quasi di entrare in un tipico locale da combattimenti clandestini e non so mai se è per l'aria anarchica da centro sociale, indipendente, attivo e accogliente di cui è carico o se è il suo nome così somigliante alla famosa marca Boxeur de rues (dall'ovvio significato) a ispirarmi in tal senso. A ogni modo è nei suoi locali che nella serata appena trascorsa, Francesco Barilli ha presentato Piazza Fontana, graphic novel realizzata a quattro mani da Barilli (sceneggiatore) e Matteo Fenoglio (illustratore) ed edita dalla Becco giallo. 


L'appuntamento si inseriva in un contesto successivo alla grande manifestazione bolognese di BilBolBul, con l'intenzione da parte del Dans la Rue di mettere in luce come anche attraverso il fumetto sia possibile perpetrare la memoria, anzi proprio grazie ad esso consentire una  diffusione più ampia di tematiche e fatti storicamente notevoli. Fumetto quindi con valenza didattica, non semplice intrattenimento.
E che la strada sia questa si comprende già dalle prime battute dell'incontro. 
Si parla di Piazza Fontana, cioè di quel che accadde a Milano in quel lontano, ma agghiacciantemente attuale, 12 dicembre 1969, non come spesso è stato detto accadimento "spiacevole" di un piano mal riuscito, ma come disegno  politico vero e proprio che trova in questa strage la cuspide di un iceberg, molto più grande. Accadimento che  in 38 anni, fino all'ultima sentenza del 2005, a causa soprattutto dei depistaggi e delle macchinazioni si è conclusa senza la possibilità di emettere una condanna definitiva; e relativamente a poco servono le nuove prove, attraverso le quali si avrebbero le condanne degli esponenti d'Ordine Nuovo: Franco Freda e Giovanni Ventura.

Ma si parla anche del Convegno del Pollio tenuto nel 1965 all'Hotel Parco dei principi di Roma da personaggi legati al mondo anti-comunista e fascista, e della pianificazione lì composta della strategia della tensione e degli opposti estremismi (espressione, quest'ultima, infine adoperata con lo scopo di etichettare le violenze commesse dall'estrema destra ed estrema sinistra
avvicinando ad un centrismo democristiano l'intera società), e si parla d'Italia e di disegni politici culminanti nel Piano di rinascita studiato e ordito dalla P2 di Licio Gelli. E come sempre in questi maledetti eventi, di vittime, mai abbastanza ripagate per il sangue versato, mai abbastanza rispettate.

Una delle domande più interessanti della serata chiedeva se ci potrà mai essere una riconciliazione tra successori delle vittime e colpevoli. Ebbene come potrebbe esserci riconciliazione quando i colpevoli di allora, occupano a tal punto posizioni nel tessuto sociale, da non aver subito alcuna variazione negativa nella loro vita dal compimento di misfatti di tale portata? Finché non ci sarà verità, ammissione di colpa, non ci potrà essere alcuna riconciliazione.

In effetti tutto si sostanzia nella trisillabica parola verità. Breve e dall'eco devastante. Alla fine infatti ogni volta che lo Stato manca come in questo caso la possibilità, quando non addirittura la volontà, di far chiarezza, non perde solo lui, perché in quanto suoi cittadini perdiamo tutti. E ascoltare, per bocca di Barilli, le parole della moglie dell'anarchico Pinelli, che fu additato colpevole e
"distrattamente cadde giù dalla finestra" della questura di Milano,  ma che nulla centrò con quella depravata azione neofascista in Piazza Fontana, dicevo, sentire questa frase: "Avere giustizia è che tutti sappiano la verità", in questa Italia così vigliaccamente galleggiante su questo mare di bugie, in cui gli Anni di piombo non ne sono che una parte,  dovrebbe far venir voglia, per questa connivenza subdola e passiva, di sputarsi in faccia ogni volta che ci si guarda allo specchio.
A presto e buona lettura.



Tre ipotesi sulla morte di Giuseppe Pinelli di gisa71

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