Forse non essenzialmente io, ma io

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Bologna (itinerante), Bo, Italy
Nato a Taranto il 6 maggio nel segno del Toro. Il Giallo del collettivo Shingo Tamai, cialtrone poliedrico, dilettante eclettico, onnivoro relazionale, sempre in cerca di piaceri, di vezzi, di spunti e di guerre perse in partenza. L'idea di comparire in questi termini sulla rete è nata da un brainstorming con un amico, Leonardo Chiantini, qualunque fortuna possa avere il suo primo "quaderno di appunti" virtuale, è a lui che vanno i suoi ringraziamenti.
Benvenuti e buona lettura.
Ps. Aggiungetemi su Facebook e, con lo pseudonimo andrelebrogge, su Twitter

lunedì 18 aprile 2011

Andrea Camilleri & Carlo Lucarelli - Acqua in bocca

Titolo originale:
Autore:
Anno 2010
Edizione: Minimum fax
Pagine: 108


Due ore, forse appena meno, mi son bastate per leggere questo brevissimo libro cui sarebbe meglio dare il nome di racconto. E' la prima volta che mi capita di leggere un crossover noir, qui infatti si incontrano, con l'intento di venire a capo di un giallo, l'ispettrice lucarelliana Grazia Nigro (vi dice niente Almost Blue?) e Salvo Montalbano (che non credo abbia bisogno di presentazioni).
La collaborazione è innescata da un ritrovamento
a Bologna di una vittima. Uomo, un sacchetto di plastica posto intorno alla sua testa, completamente vestito eccetto che per la mancanza di una scarpa, sul pavimento, accanto al suo corpo esanime, tre pesciolini rossi.
L'ispettrice, incaricata di vederci chiaro, scopre immediatamente che il morto è originario di Vigata, da qui il contatto con l'ispettore siculo e l'inizio epistolare che diventa sempre più ricco di fascicoli, mail, pizzini, lettere anonime, fino a ritornare epistolare nel finale.


La matrice gialla del romanzo con l'aggiunta di brevi spunti da spy-story non è niente affatto male, del resto le penne di Lucarelli e Camilleri sono leggere e godibili, ma secondo me sono anche più liquidanti del dovuto. Mi spiego, sembra come se il libro, che ha comunque una sua propria cadenza, di colpo acceleri a tal punto da sacrificare proprio il finale, abbassando qualitativamente, e del resto come potrebbe essere altrimenti, tutto il resto. Acqua in bocca non è un cattivo romanzo e forse, a voler non essere troppo maliziosi, nemmeno una trovata pop-pubblicitaria (voglio augurarmi che né Camilleri, né Lucarelli abbiano bisogno di simili dissenterie moderne), tuttavia però, in questa loro evidente partita a scacchi scrittoria, non posso riconoscergli la brillantezza jazzistica che gli viene attribuita da Daniele di Gennaro nelle note finali. 

Le pagine di questo scritto sono un intermezzo rapido senza troppe pretese, e, semmai deve esserci qualche accostamento al palcoscenico, non è da ricercare nell'improvvisazione di due portentosi musicisti, ma nella loro precedente prova degli strumenti, comunque godibile senza dubbio, ma non molto più che questo.
Buona lettura.

Ps. Sul finale scoprirete la breve apparizione di un ospite speciale. Ma saprete di chi parlo solo leggendolo.
Pps. Spero solo che non ne facciano un film, potrei ricredermi sulla trovata pubblicitaria...

1 commento:

  1. concordo pienamente con la tua recensione. l'ho letto un paio di mesi, appena pubblicato, e già allora mi lasciò le stesse sensazioni che tu descrivi nel tuo post.

    Direi un esperimento leggero e simpatico, niente di più. Prezzo dell'opera (dieci euro) assolutamente non commisurato al valore della stessa. Certe idee andrebbero sparpagliate gratis...

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